mercoledì 6 gennaio 2010

Natale

Il Natale a Cusco è strano. Ci sono i panettoni, ma non c'è odore di Natale.
Ci sono i Babbi Natali impiccati alle terrazze, ma non ti senti osservato e non
ti viene voglia di essere più buono. Ci sono gli alberi di Natale, ma hanno le palle rosse della Coca Cola, alla quale possiamo anche lasciare il patrocinio sul rosso Babbo, ma non sulle palle, delle quali, di grazia, siamo provvisti da molto prima che arrivasse lei. A Cusco il Natale è strano perchè non c'è la messa di mezzanotte con le campane di San Martino a Brozzi che sgambettano felici, ma ce ne sono diverse nel corso del pomeriggio e alle campane nessuno fa caso.
A Cusco il Natale è strano perchè il 24 trovi gente in strada fino a tardi, mentre uno degli italici fenomeni urbani che più mi sconvolge ha luogo proprio durante il pomeriggio della Vigilia e consiste nello svuotamento delle strade, delle autostrade, delle Statali, dei Viuzzi, delle calli, dei campielli, dei caruggi, dei negozi, degli uffici, di tutto, in un intervallo che va dalle 15 alle 18. Le città e il loro vuoto pneumatico. Da noi a Natale sembra che tutti abbiano una casa e una famiglia dove correre. Da noi, più in generale, a Natale si raccontano un sacco di frottole e le orecchie, rintontite dal rumore delle campane delle renne volanti, e gli occhi, abbagliati dalle carte da pacchi multicolori e dalle vetrine piene di brillantini e luci, sono particolarmente propensi a credere a tutto ciò che odono e vedono. Senza porsi troppe domande.
A Cusco, invece, dicevamo, niente fughe, niente corse, niente vu
oto, niente. A Cusco il 24 è piuttosto un giorno così strano che inizia il 23.
Il 23 pomeriggio, infatti, partendo da Marcavalle, nella zona sudest della città, a circa 10 minuti di auto dal centro, trovare un taxi che ti porti in Plaza de Armas è un'impresa. Trovarne uno alla tariffa standard (3 soles), è pura utopia. Anche se hai MasterCard nessuno si ferma e quando trovi un santo che ti fa'r favore di portarti almeno nei paraggi non sai che in cambio ti verrà il cagotto per il tuo compleanno. Ma questa è un'altra storia.
Il 23 pomeriggio i taxi non ti portano in centro perchè è tutto chiuso. Gruppetti di uomini e donne
armati di pennello e vernice disegnano piccoli rettangoli sul selciato della Plaza de Armas per assegnare - secondo non si sa bene quale criterio - gli spazi per il mercato dell'indomani.
Nel frattempo quest'ultimo arriva e fa capolino nella piazza. Esattamente. Il mercato del 24 arriva a Cusco il 23. Scende dalle montagne, arriva dalla valle, ha i piedi già sporchi e graffiati per il viaggio e porta sulle spalle carichi di bambini silenziosi e tupperware pieni di zuppa, pannocchie, mais tostato in varie forme, qualche coperta per la notte e ovviamente, chissà dove, la merce da piazzare l'indomani.
Il mercato della Vigilia della Plaza de Armas è una delle massime attrazioni navideñe del Cusco. I turisti e i cusqueñi stessi ne rimangono affascinati e il più delle volte non permettono che alle loro grinfie sfugga un presepino in stile Arequipeño (buffe statuine cicciotte ove al bue e all'asino sono spesso sostituiti i più caratteristici lama e alpaca), erbette di vario genere per ricreare fantasiose vegetazioni nei vari Nascimientos, candele, fuochi d'artificio, matasuegras (da queste parti i nostri raudi si chiamano "ammazza suocere"...) e un immancabile sacchetto di Palo Santo, inquietante incenso venduto sotto forma di tronchetti il cui fumo tipicamente olezzoso invade le strade e gli interni della città durante le cerimonie natalizie.
Insomma, per un simile evento è necessaria una preparazione adeguata e per i mercanti che arrivano da fuori non è il caso di tardare ed è più sicuro giungere in città la sera prima. La plaza de Armas, dicevamo, è però chiusa. Perciò, coloro che arrivano dalle campagne, con i loro carichi di erbette, bambole, paletti, debbono accostarsi ai lati della piazza, accoccolarsi placidamente da qualche parte (quando va bene sotto l'ultimo angolo libero di un portico non perlustrato da qualche zelante poliziotto manganellato) e attendere, sotto gli occhi curiosi e maleducati dei passanti.
E se l'attesa è per sua natura fastidiosa, lo è assai di più quella spesa nella notte andina, a 3500 metri sul livello del mare, durante quella che er Califfo commenterebbe "e la chiamano estate", perchè di estivo possiede veramente solo il nome all'anagrafe. A Cusco il Natale è strano perchè in conformità con ogni altra stranezza ti aspetteresti di passarlo almeno in compagnia del sole verticale equatoriano, mentre invece fa freddo quanto in Italia, epporcamiseriaporca.
E c'è chi la passa per strada. Questa gelida e poco romantica notte andina. No, no. Nessun paseo tra i locali alla moda. Nessun giro di mohito a Los 7 Angelitos, nessuna capatina al Roots o al Mama Africa. Nessuna fricchettonata yankee per chi aspetta la vigilia tra le braccia delle Ande. Niente. Solo ghiaccio e poco sonno. Solo silenzio e attesa. Attesa e speranza. Spero. Ma poi, mi dico, dietro agli occhi di chi ha freddo non è così facile leggere. Le sue speranze non sono le tue e le attese, quando mai coincideranno?
C'è di buono però che la notte passa veloce nel Cusco ed il mercato si leva presto per sistemarsi in questa giornata di grazia, fatica e guadagni, in questa puntata di una routine che quando ci passi in mezzo sembra così esotica, ma solo perchè hai ancora il naso tappato dai Natali appena trascorsi e non riesci a contemplare che questa possa essere la normalità. Una normalità.
Il mercato si leva ed inizia finalmente a fare il suo dovere, a svolgere il suo compito di crocevia, di grancassa, di comedor, di luogo di incontri e di scambi, di sorrisi e delusioni, comincia a strillare e non la smette più, si accendono i pali santi, l'incenso pervade l'aria già rarefatta dall'indecente altura, i "mami sin compromiso" si levano al cielo e sono quasi un grido, sono quasi una liberazione, quasi un Inti Raimi anticipato, una festa del dio sole che dopo la notte trascorsa all'addiaccio benedice allo stesso modo i buoni di volontà e i vaghi, gli speranzosi e gli abitudinari, i rassegnati ed i cretini, gli affamati e gli assonnati, i quechua e i gringos, i cretini e i furbastri. Tutti là nel medesimo turbine, a compiere questo lungo giro di vigilia, tutti insieme a non sentirsi più soli nè lontani, a ricordare e a scacciare i ricordi, a ridere ed asciugare qualche lacrima truffaldina, ad ottemperare agli impegni per gli amici segreti, ad aspettare un letto, o una cena, o un abbraccio, o una stufa, o 20 soles soltanto da mettere in più nella saccoccia, che dopo una sfacchinata simile, parrebbe il minimo.
Con il giorno, poi, anche la lunga festa della vigilia si ritira di mala voglia e qualche ora di apparente respiro la concede anche la strana atmosfera della Navidad cusqueña. Ma è una falsa tregua, poiché il vero tripudio sta ribollendo nelle viscere delle case, pronto ad esplodere un'oretta prima della mezzanotte e a dare finalmente una collocazione nella mondanità dell'evento navideño anche ai fantomatici matasuegras ed ai loro parenti d'artificio.
Così, a un'ora dalla mezzanotte Cusco prende fuoco: ogni barrio inizia a splendere di luce propria, la città riprende a strillare come prima e più di prima, mentre giochi pirotecnici degni della più fastosa corte mandarina illuminano ciascuno dei monti che avvolgono l'antica capitale inca. Fino a esaurimento scorte, fino a che razzi e matasuegra non hanno matato abbastanza, fino a che la lunga maratona natalizia non è stata abbastanza lunga da potersi dire conclusa e si può finalmente tirare il fiato su questa nuova, ordinaria e folle feliz Navidad.

8 commenti:

  1. foto stupende, ogni blog di amici che nasce per me e' come un cugino ... pero', domanda stupida ... ma che ci fai in Peru'?

    -luca-

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  2. Feliz Navidaaaaaaad queridaaaaa!!!
    che bello leggere delle tue avventure andine!
    Un abbraccio dallo stesso parallelo ma da un altro continente :D
    Firmato
    Giorgio Zanon

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  3. Brava.
    Bene.
    Bis.
    Ma non essere così triste per il destino dei peruviani. La felicità è soggettiva e camaleontica. Trova la sua dimensione ovunque.
    Ciao, Nanni

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  4. Cara Marghe, il Natale a Roma è strano…le solite due palle rosse e grosse, il solito odore acre di buonismo marcio a buon prezzo quasi fosse un palo santo che ti brucia di dietro, il partito dell’amore, e l’illusione della libertà, reale o virtuale (Luca, che non conosco ma di cui ho visitato il blog, quasi subliminalmente pubblicizzato, permettendo)

    Paolo

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  5. ma quindi? non c'è scritto più nulla?

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